Anche
tra le canzoni più eccelse di Conte, poche racchiudono una
simile quantità di pennellate di vita come 'Sotto le stelle
del jazz'.
I fans dell'avvocato di Asti difficilmente possono trattenere un
sorriso di fronte al "tempo fatto di attimi - e settimane enigmistiche",
all'argenteria che spariva o alla fulminante sentenza: "Pochi
capivano il jazz. Troppe cravatte sbagliate".
Una delle frasi più curiose è tuttavia quella che
fa definire gli appassionati come "Ragazzi scimmia del jazz".
Non si tratta di un ritorno del 'Macaco', aggettivo con il quale
in una precedente canzone di Conte, una donna gratificava un cascamorto.
L'espressione "monkey man", che ha tra l'altro dato il
titolo a canzoni incise da Leadbelly, Big Bill Broonzy, Rolling
Stones, Specials, David Byrne e persino Clint Eastwood, è
tipica della cultura jazz e blues. In origine indicava afroamericani
di pelle particolarmente scura, non di rado guardati con una certa
sfumatura di razzismo all'interno delle stesse comunità nere.
Già all'inizio del secolo, in un brano del leggendario bluesman
Robert Johnson, "Steady rollin' man", col termine "monkey
man" si indica un insidioso rivale in amore del cantante. Quando
i bianchi si accostano alla musica dei neri, si fanno l'idea che
i "ragazzi scimmia" siano i ballerini jazz dalle movenze
più agili e, per l'appunto, scimmiesche.
Questo riferimento è un altro aspetto della vasta cultura
jazz di Paolo Conte. "La mia scoperta del jazz è stata
progressiva. Prima c'è stato l'apporto dei miei genitori,
giovani e patiti di sonorità nuove, poi una scelta personale,
istintiva. Compravo dischi senza quasi sapere di che si trattasse.
Ascoltandoli, mi veniva voglia di sapere di più, conoscerne
altri e così colmare le mie lacune. Ancor oggi vado alla
ricerca di dischi che non conosco. Nel 1960 sono andato in Norvegia
per partecipare a un concorso sul jazz. Mi sono piazzato al terzo
posto. Ancor oggi potrei benissimo scrivere come critico specializzato
di jazz e storia del jazz. Specie quella degli anni Venti. La mia
passione per gli anni Venti deriva dalla convinzione che quelli
sono stati gli anni di una rivoluzione culturale totale, cioè
estesa a tutte le discipline artistiche. Per buona parte, l'espressione
musicale di quegli anni fu il jazz. Purtroppo la letteratura jazz
se ne dimentica, per volgersi quasi esclusivamente intorno al be
bop. Peccato".
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