Nascita della canzone

Il testo, non tutti lo sanno, è narrato in prima persona da un carcerato.
Dice Roby Facchinetti: "E' dedicato a una persona che viene ingiustamente accusata di qualcosa - ma non c'è un riferimento a qualcuno in particolare. Comunque, chi lo sa, forse è stata una fortuna che l'allusione non sia stata capita, se no ci avrebbero accusato di essere solidali con qualche brigatista in carcere… Anzi, Lucariello intervenne per cancellare dal testo di Negrini la parola 'prigione' a favore di una libera interpretazione. Col senno di poi, se dovessi riscriverla oggi sarei più esplicito".

Quanto alla musica, Facchinetti ricorda: "Ho ancora la cassetta sulla quale, all'unisono con Negrini, ululavamo il primo abbozzo della canzone, nella mia prima casa di Bergamo - in pieno secolo scorso… Ogni tanto la riascolto con tenerezza, pensando poi a quello che sarebbe diventato il suo tratto distintivo, ovvero l'impasto vocale, che ha fatto di questo pezzo di trent'anni fa un brano che tuttora, penso, sia di grande effetto, soprattutto la strofa. L'inciso è sicuramente più classico come esposizione, anche perché devo ammettere che ci ho dovuto lavorare non poco: avevo una strofa particolarissima, ma non riuscivo a trovare un inciso efficace. E dopo averne provati tre o quattro che non funzionavano, alla fine ho optato per uno che, contrariamente alla strofa, è molto vocale, più contenuto - io lo chiamo 'l'inciso a braccia aperte'".

"La cosa bellissima è il contrappunto dell'orchestra: un organico abbastanza consistente, una cinquantina di elementi. Oggi a pensarci sembra una cosa enorme, ma in quegli anni non c'era nemmeno bisogno di un budget particolarmente elevato, era una possibilità perfettamente abbordabile: in quegli anni la presenza dell'orchestra in un disco non era così inusuale, anzi, per molti cantanti era logico e scontato. Lucariello poi aveva deciso di fare produzioni di questo tipo, cercava un suono pieno, sinfonico - per noi inizialmente, data la nostra provenienza dal beat, fu un tentativo dal quale non sapevamo bene cosa aspettarci. Però avevamo già inciso dei brani insaporiti da un'orchestra, e Giancarlo aveva intuito che nel nostro modo di avvicinarci alla melodia italiana c'era una chiave moderna. Penso che ciò che ci permise di distinguerci da altri gruppi italiani che si ritrovarono invece a subire l'orchestra più che usarla, fu il fatto che nella nostra musica riuscivamo a far sentire anche la forza del gruppo, come avrebbero dimostrato dopo album come 'Alessandra' e 'Parsifal'. Così, davanti al successo di 'Tanta voglia di lei', tutti noi capimmo che dopo i primi anni più in sordina durante i quali avevamo cercato la nostra strada, l'avevamo finalmente trovata, e quel tipo di approccio ci avrebbe permesso di esplodere a livello di personalità. In tutto questo devo ringraziare il Maestro Franco Monaldi che è stato uno dei più grandi arrangiatori per orchestra, con il suo modo particolare di mescolare gli strumenti negli arrangiamenti e la sua grande sensibilità".