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           1958, E. Di Paola-M. Panzeri-S. Taccani, Ed. La Cicala

 

 

 

 


 





 

Nel 1958, l'Italia canora è scossa da una piccola rivoluzione.

Ad innescarla è Antonio Lardera, un 22enne di Campobasso che incide, col nome d'arte di Tony Dallara, "Come prima". In contrasto con i dettami del bel canto all'italiana, Dallara grida a pieni polmoni il testo della canzone, "singhiozzandone" le sillabe alla maniera di Tony Williams, la voce principale dei Platters. La canzone era stata sottoposta alla commissione selezionatrice del Festival di Sanremo, della quale faceva parte anche il poeta Giorgio Caproni, ma era stata scartata per le sue caratteristiche anomale. In effetti, molti critici gridarono allo scandalo per la aperta rottura con la tradizione del bel canto - ma buona parte del pubblico, soprattutto i più giovani, rimasero affascinati dal nuovo stile, i cui interpreti vennero sprezzantemente definiti "urlatori".
Si trattava in effetti della versione italiana di un fenomeno di origine statunitense. "Come prima" infatti era ispirata al successo dei già citati Platters, la cui "Only you" era diventata inaspettatamente un best seller anche in Italia: 400 mila copie vendute (per il nostro mercato, un record. All'epoca, solo 40.000 copie costituivano un miracolo). Il successo del quintetto americano aveva indotto molti a pensare che si potesse azzardare una versione italiana della loro formula. Primo fra tutti, Walter Gürtler, il discografico che li aveva lanciati in Italia.

Le due piccole rivoluzioni di "Come prima" sono allora le stesse di "Only you" e di "The great pretender" dei Platters. Dallara, invece di "porgere" la canzone la interpreta ad alta voce, intercalando qua e là alcuni tipici "singhiozzi" alla Tony Williams. Inoltre in sottofondo si sente il piano dividere la nota in tre rapidi colpi che ne fanno uno strumento da accompagnamento ritmico in grado di trainare il brano più del contrabbasso, e conferire movimento a una canzone lenta, un cosiddetto "slow". E' il cosiddetto stile "terzinato", ovvero una sequenza di brevi note uguali tra loro che consentono di tenere il tempo contando "un, due, tre, un, due tre".


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