ascolta il branoascolta i 30 secondi*

 


1940, G.Kramer-M.Panzeri-N.Rastelli


Il Trio Lescano

 

“Mio padre sicuramente non era fascista. Ma avendolo conosciuto, mi è difficile immaginarlo impegnato a nascondere di proposito, nelle sue canzoni, allusioni antifasciste”, confida Giovanni, figlio di Mario Panzeri. Con la tesi del sostanziale “candore” di Panzeri (che del resto riuscì sempre a convincere anche i censori dell’epoca) sembra concordare anche Giovanni Borgna, autore di “Storia della canzone italiana” (Mondadori). Sta di fatto che Panzeri è il principale autore di quel filone di “canzoni della fronda” che si prestavano a dileggiare il regime fascista. Alla sua penna si deve, tanto per cominciare, “Maramao perché sei morto” (1939), composta dopo la morte del gerarca Costanzo Ciano: il titolo del brano fu scritto da alcuni studenti sul piedistallo del monumento che il governo aveva deciso di costruirgli a Livorno. Nel 1940 arrivò “Pippo non lo sa”: nel protagonista, che gira per la città vantandosi – senza sapere che tutti ridono di lui – la gente riconobbe (o volle riconoscere) Achille Starace, segretario del Partito Nazionale Fascista, che amava passeggiare impettito in divisa.

A far perdere le staffe al capo della censura Criscuolo, che aveva già convocato a palazzo Panzeri per “Maramao”, fu però “Il tamburo della Banda d’Affori” (1943), il quale comandava “550 pifferi”. Proprio 550 erano i consiglieri della Camera dei Fasci e delle Corporazioni – di conseguenza, il “Tamburo” che li comandava doveva essere Mussolini. Panzeri garantì trattarsi di inaudita coincidenza, ma da quel momento tutti i parolieri furono costretti a sottoporre a preventiva approvazione i testi delle canzoni.

Panzeri se la cavò con una lavata di capo, ma i nazifascisti erano diventati molto sensibili alle canzonette: ne pagò le conseguenze il Trio Lescano. Cacciate dalla radio a causa della madre, ebrea, le tre sorelle furono arrestate nel 1943 durante un’esibizione in teatro. Questo il racconto di Alessandra Leschan: "’Con quel naso non potete essere che ebree’, ci disse un capitano tedesco, e io gli risposi, ‘se la razza dipende dal naso, allora anche lei è ebreo’. Fummo rinchiuse nel carcere di Marassi, con le divise carcerarie che portavano i numeri 92, 94, 96. Ci sospettavano di spionaggio; probabilmente era stato il Trio Capinere, invidioso del nostro successo, a denunciarci. L'accusa era che cantando "Tuli-tuli-tulipan", mandavamo in realtà messaggi al nemico".

Da segnalare che nel dopoguerra, un nuovo successo firmato Panzeri fu al centro di interpretazioni politiche: “Papaveri e papere”. Negli “alti papaveri” venivano infatti identificati i politici democristiani.

 


* per ascoltare i contenuti audio è necessaria la presenza dell'ultima versione di Windows Media Player, scaricalo