ascolta il branoascolta i 30 secondi*


1940, G.Kramer-M.Panzeri-N.Rastelli

Umberto Eco

 

 

 

"La poesia italiana del XX secolo dell'era antica, fu poesia della crisi, virilmente conscia del destino incombente; e fu insieme poesia della fede, della purezza e della grazia. Poesia della fede: abbiamo qui un verso, ahimè l'unico leggibile, di quello che doveva essere un canto di lode dello Spirito Santo: "Vola, colomba bianca vola...", mentre subito dopo ci colpiscono questi versi di un canto di giovinette: "Giovinezza, Giovinezza - primavera di bellezza ...", le cui dolcissime parole ci evocano l'immagine di fanciulle avvolte in bianchi veli, danzanti nel plenilunio di qualche magico “pervigilium”. Altrove, troviamo invece senso di disperazione, di lucida coscienza della crisi, come in questa spietata rappresentazione della solitudine e della incomunicabilità che forse, se dobbiamo credere a quanto l'Enciclopedia Britannica dice di questo autore, dobbiamo ascrivere al drammaturgo Luigi Pirandello: "Ma Pippo Pippo non lo sa - che quando passa ride tutta la città ..." (Umberto Eco, “Diario Minimo”)

“Le canzoni erano usate - interpretate - per sfottere il fascismo senza incappare nella censura. Si cantava ‘Illusione, dolce chimera sei tu’, per prendere in giro il ‘Vincere, e vinceremo’ con cui Mussolini aveva dichiarato la guerra. Si cantava ‘Un' ora sola ti vorrei’, con successiva variante: ‘per darti quello che non sai’ (invece che ‘per dirti quello che non sai’) per spiegare al duce di cosa era fatto il ‘consenso’ di cui godeva. E per sgonfiare la prosopopea di Starace si cantava: e Pippo Pippo non lo sa, che quando passa ride tutta la città” (Beniamino Placido, “La Repubblica”).


* per ascoltare i contenuti audio è necessaria la presenza dell'ultima versione di Windows Media Player, scaricalo