1984, R.Riefoli, S.Piccolo,G.Bigazzi, Ed. Suvini Zerboni     

 

"Questa canzone adesso mi sembra preistoria.
Sinceramente non l'ho mai sentita del tutto come mia,
a quell'epoca mi sarebbe piaciuto fare altre cose.
Ma in quel momento era quasi questione di sopravvivenza".
(Raf)

 

Nei primi anni '80, improvvisamente l'Italia da culla della musica melodica diventa paradiso della dance da esportazione.

Nelle discoteche di tutta Europa impazzano cantanti a volte anche un po' improvvisati, e pronti a sparire dopo uno o due singoli. Nel calderone della cosiddetta eurodance si avvicendano rapidamente Gazebo, P.Lion, Baltimora, Valerie Dore, Ryan Paris.
Abbinano ritornelli e strofe accattivanti a una base ritmica essenziale e ripetitiva sulla quale si intrecciano un paio di frasi di sintetizzatore. E soprattutto cantano in inglese, sfoggiando nomi che non fanno trapelare l'origine tricolore. In questa ottica "usa e getta" faranno fortuna molte canzoni, ma pochissimi cantanti riusciranno a gettare le basi per una carriera stabile. Così, quando nel 1984 un'etichetta francese propone un brano in inglese di tale Raf, pochi si soffermano sul cantante: ci si butta sulla canzone.

Oggi Raf è l'unico cantante sopravvissuto a quell'epoca, grazie al proprio spessore artistico e a una notevole dose di pazienza, specie con i critici, ferocemente prevenuti nei confronti di chi si è "venduto"… Pochi tra questi raffinati esteti (che notoriamente scrivono gratis) hanno notato che il brano porta la 'colta' firma di uno dei Lounge Lizards, nella persona di Steve Piccolo, le cui iniziative nella musica d'avanguardia sono state finanziate proprio dal successo mondiale di 'Self control'.
Il marchio della "musica commerciale" ha tormentato Raf a lungo, rendendogli difficile la successiva evoluzione come autore ed interprete. "A me 'Self control' e i brani seguenti hanno causato una crisi di identità - dire crisi di rigetto sarebbe esagerato, però ricordo che quando la incisi ero consapevole che stavo facendo una cosa che non mi apparteneva totalmente. Infatti la conseguenza fu che molti in Italia pensarono che fossi straniero, poi si sono messi a pensare che fossi un prodotto fatto per la dance, magari di quelli che non sapevano nemmeno cantare. Così quando decisi di tentare strade che mi interessavano di più, fu molto faticoso".