1970, Bigazzi-Polito-Savio, Ed. Sugarmusic


Il mandolino

 

A Canzonissima '70 i grandi favoriti sono i tre cantanti giunti sul podio l'anno precedente: Gianni Morandi, vincitore nel '65, '68 e '69, Claudio Villa, vincitore nel '66, e Massimo Ranieri, presentatosi per la prima volta e giunto terzo con "Rose rosse".

Diciannovenne, napoletano, lanciatissimo anche nel campo della recitazione (ha già girato "Metello" di Bolognini), Ranieri è considerato soprattutto una minaccia per il precedente "ragazzo d'oro" della canzone italiana, Gianni Morandi. Il quale dichiara apertamente al settimanale "Bolero": "Canzonissima mi preoccupa non poco. Senza falsa modestia, sono il campionissimo da battere. Ma gli avversari sono aumentati: oltre a Claudio Villa, quest'anno c'è un signor Massimo Ranieri che ha preso il volo. Se devo essere sincero, a vincere per la quarta volta ci terrei particolarmente: se non arrivassi primo, tutti scriverebbero che per me è arrivata l'ora del declino".
Effettivamente il cantante di Monghidoro, che punta sul brano "Capriccio", sembra improvvisamente abbandonato dal suo pubblico (dal "Corriere della Sera", 22 novembre 1970: "Durante la puntata di ieri sera, la sorpresa della giuria popolare è stata la retrocessione di Gianni Morandi all'ultimo posto, dietro Peppino Gagliardi e Tony Del Monaco". Effettivamente, sono le prime avvisaglie del periodo più difficile della carriera di Morandi: secondo alcuni, in ballo non c'è solo lo scettro di "Canzonissima", ma quello di giovane principe della musica leggera italiana.

Con queste premesse, il 6 gennaio 1971, in occasione della finale, a fianco di Ranieri ad assistere ai risultati che appaiono sul tabellone c'è Claudio Villa, mai in ottimi rapporti con Morandi. Forse anche per questo, al momento della proclamazione Villa abbraccia calorosamente il giovane collega: Morandi è superato di oltre 400.000 cartoline; la giuria attribuisce 213 punti al napoletano, contro i 62 dell'emiliano. Ranieri stesso commenta: "Di vincere potevo anche aspettarmelo. Ma non in questo modo. E' stata una marcia trionfale, non una vittoria".

 

 

Il brano, scritto da Totò Savio, Enrico Polito e Giancarlo Bigazzi (questi ultimi, già autori di "Rose rosse"), va in testa alla hit-parade e ci rimane per sei settimane.
Gherardo Gentili, storico critico di "Bolero" e "Sorrisi e canzoni", scrive: "Vent'anni ha il profumo, il fascino della giovinezza: questo secondo noi è il suo pregio maggiore. Ma perché piace tanto Ranieri? Noi abbiamo in proposito idee precise: Massimo non è un ex scugnizzo. Massimo è un ragazzo napoletano dei quartieri un po' più a monte. Lì la vita è più dura che a Santa Lucia o a Posillipo. Queste durezze di un'infanzia troppo stentata Massimo le reca tutte sul suo volto. Diremo di più: nei suoi occhi si nota una precoce, dolorosa esperienza del male e della fatica di vivere. Ma basta un niente, un sorriso, perché il suo volto si illumini. Così è la sua voce, una voce da cantante girovago, di quelle che si possono udire magari bazzicando i vicoli e i bassi napoletani. Ma appena si leva lo sguardo dal selciato, si vedono in alto i panni stesi ad asciugare abbaglianti di sole e ancora più su, tra le grondaie dei vecchi palazzi, il cielo azzurrissimo di Napoli. Sole e azzurro con un fondo scuro di malinconia: la voce di Massimo Ranieri".