Le
notti e i criminali di Fred
"La notte per Buscaglione è
l'elemento fondamentale, popolata com'era di gangster, brutti
ceffi e con lui, il 'duro' in persona, unico in grado di tenerli
a bada. Una notte malavitosa e 'foggy', nebbiosa come le migliori
storie noir del cinema francese ed americano. Una notte che metteva
momentaneamente da parte la luna, ma non le storie d'amore. Notte
illuminata da bionde platinée che devono saper aspettare".
(Dario Salvatori, "Dizionario delle canzoni italiane",
elleu multimedia).
In puro Buscaglione-style, il brano inizia con un effetto sonoro
molto cinematografico: sirene della polizia, cui rispondono frasi
di tromboni. Quindi ancora tanto, indiavolato swing, ispirato
in particolare a Louis Jordan, il cui divertito stile 'jump' in
voga negli anni '40 è uno dei favoriti dal musicista torinese.
Anche dal punto di vista del racconto, la formula delle 'criminalsong'
inaugurata tre anni prima da "Che bambola!" funziona
ancora - anche qui viene raccontata una storia da autentico spaccone,
e anche qui tutto ruota attorno a un amore 'contundente': i pugni
sono un ricordo, ma non meno dolorosi, visto che il protagonista,
che ne parla a distanza di un anno, è ridotto uno straccio.
Ma a differenza di "Che bambola!", dove i pugni arrivavano
dal 'mammifero modello 103', qui i criminali ci sono davvero,
con nomi e cognomi. Uno di questi è Fred stesso: ricercato
dalla polizia, spietato con chi gli impedisce (o almeno ci prova)
di incontrarsi con la pupa curvilinea del momento.
Peraltro chi conosce bene Fred sa quanto sia buono, ingenuo, incapace
di far male a una mosca, innamorato - pur tra i mille problemi
che segneranno la loro storia - solo ed esclusivamente della moglie
Fatima. E anche il suo stesso aspetto fisico, decisamente minuto,
rende impossibile pensare che possa aver mandato al tappeto sei
marcantoni assoldati da tale Billy Karr.
Eppure chi assiste ai suoi concerti si trova davanti un tipetto
elegante che ad un certo punto scaraventa via la giacca, porta
la sigaretta all'angolo della bocca, aggancia i pollici alle bretelle
e si lancia in un'accorata interpretazione, con tanto di mimica,
delle torbide vicende raccontate nel brano.
Il pubblico apprezza, tanto che nell'estate del 1959 - quando
Fred viene eletto cantante italiano dell'anno - in soli sette
giorni un juke-box di Alassio suona la canzone 3734 volte (uno
di Bordighera fa ancora meglio: 5861 gettoni).