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"Era un 'lentissimo', con un testo e una musica giusti per le mattonelle dei sabati danzanti dei circoli privati che ancora non si chiamavano 'club' e si basavano sulla presenza di un giradischi con apparecchio radio incorporato e tutti i 78 giri di successo".
Everardo Dalla Noce


1948, Mascheroni-Biri, Ed. Mascheroni

 

Nel 1948, in un'Italia politicamente scossa dalla feroce contrapposizione ideologica successiva alla Liberazione (è l'anno dell'attentato a Togliatti), l'industria dello spettacolo comincia a dare piccoli segnali di ricostruzione.

La radio ricomincia a proporsi come strumento di intrattenimento, dopo lo stallo degli anni più drammatici della Seconda Guerra Mondiale. E accanto al jazz, incontrastato protagonista della "Voglia d'America" venuta con lo sbarco degli Alleati, cominciano a sentirsi ritmi diversi. Intanto, un ritorno alla melodia italiana, per ritrovare le proprie radici. Ma non meno importante, come scrive Gianfranco Baldazzi ne "La canzone italiana del Novecento" (Newton Compton Editore), il fatto che "sull'onda lunga della musica delle jazz band, delle canzoni di Frank Sinatra, Bing Crosby e Cole Porter, sull'abbrivio degli scatenati passi di danza di 'Chattanooga choo-choo' e delle languide promesse d'amore di Rita Hayworth in 'Amado mio', anche l'America del Sud comincia ad invadere il nostro paese. Al tango, già assimilato da una ventina d'anni alla nostra tradizione musicale, si aggiungono così, dal 1948 al 1950, rumba, raspa, bajon, beguine e bolero, danze particolarmente sensuali che sciolgono facilmente le tensioni accumulate e favoriscono il riassorbimento delle ferite".

"Gilda", il film in cui Rita Hayworth interpreta la citata "Amado mio", è del 1946. Due anni dopo, in Italia, esce "Addormentarmi così", nel cui arrangiamento il Maestro Pippo Barzizza (che, si noti, fu uno dei re dello swing all'italiana) dimostra la sua disponibilità verso questo tipo di atmosfere dallo struggente incedere "latino", adatte a un testo che insiste sul contatto "bocca a bocca", e sulla voluttà di "morire insieme", "labbra sulla labbra".

Appropriato che a farsi interprete di questa nuova, drammatica sensualità sia una nuova cantante: Lidia Martorana, risultata tra le vincitrici di un concorso per voci nuove indetto nel 1947 dal "Radiocorriere".
In seguito, la canzone fu interpretata da numerosi cantanti, tra i quali Luciano Tajoli, Gigliola Cinquetti, Adriano Celentano. Soprattutto, il brano servì a Teddy Reno per imporsi alla fine del 1948 - ma la Martorana ha tenuto a precisare: "L'ha cantata anche lui, ma il lancio di quella canzone è soltanto mio".


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