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Terzo
singolo tratto dall'album 'Sogni', questo brano entra in hit-parade il
13 luglio 1991, poco dopo la fine della lunga permanenza di 'Oggi un Dio
non ho' nelle zone alte della classifica.
Con tale brano peraltro ha una stretta parentela: entrambi affrontano
in modo diretto il senso di vuoto che ha appena investito il mondo. "Io
e Raf l'abbiamo scritta che era appena passato l'89, stava un po' crollando
tutto, la sensazione che si provava era proprio: 'Non c'è verità
che non vada a pezzi'", racconta Beppe Dati, autore del testo. "E'
un testo che risente del mio amore per Leopardi, dice apertamente che
l'Agnus dei che toglie i peccati del mondo non ci aiuterà, per
noi non ci sarà redenzione, non avremo la fortuna di trovare l'agnello
di Dio. I nostri peccati non saranno redenti da niente. E' una solitudine
estrema, esagerata, senza redenzione: l'uomo è solo davanti all'abisso
e vede se stesso". Qualche coscienza, tra i cattolici, rimane scossa,
e qualcuno avanza il sospetto di nichilismo, specialmente a causa della
successione dei singoli - dopo 'Oggi un Dio non ho', il grido di 'Siamo
soli' sembra rincarare la dose. Tuttavia nell'album le due canzoni sono
poste in ordine inverso a quello dell'uscita come singoli, con il furore
rock di 'Siamo soli' che confluendo nella mesta desolazione di 'Oggi un
Dio non ho' contribuisce a trasformare quest'ultima in una preghiera ('Negli
abissi miei io ti troverò').
In un'estate dominata da Crystal Waters ('Gypsy woman') e dal cabaret-rap
di Claudio Bisio ('Rapput') che si alternano al n.1, il brano di Raf svolge
a lungo il ruolo di "terzo incomodo": non riesce a scalzare
i rivali dalle prime due posizioni in hit-parade, ma rimane nella top
ten per due mesi, dal 13 luglio al 14 settembre - un risultato notevole
per una canzone scelta come terzo singolo.
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