"No, a Sanremo non torno, a 63 anni non si partecipa ai concorsi. Magari potrei dare una canzone a qualche giovane; ad esempio, mi piacciono Ruggeri, Barbarossa, Raf".
(Domenico Modugno, 1991)



1991, Raf - B.Dati, Ed. Sugarmusic/Il Bigallo/Girotondo



L'album "Sogni"

  

Nel 1991, dopo aver lasciato il segno nel 1989 con una canzone non banale ('Cosa resterà degli anni '80'), Raf torna a Sanremo.

Già in classifica da un mese con il primo singolo del nuovo album, 'Interminatamente', sceglie la ribalta del Festival per presentare un brano che parla apertamente di travaglio esistenziale. Molti critici sono perplessi: per gran parte di loro, bisognerà aspettare 'Iperbole' del 2001 per 'sdoganare' Raf dall'esordio dance di 'Self control', del 1983 (18 anni di diffidenza. Ma tant'è, c'è gente cui è andata peggio…). "E' una canzone più spirituale di quanto sembri", dice l'autore del testo, Beppe Dati. "Basta far caso a come si conclude: 'Ma nell'amore sì, io rinascerò - negli abissi miei ti ritroverò'". Le tematiche del brano troveranno tra l'altro una sorta di preludio all'interno dell'album di Raf 'Sogni', grazie alla canzone 'Siamo soli nell'immenso vuoto che c'è'.

Tornando al Festival, dal momento che nel 1990 è stata ripristinata la regola che prevede che ogni canzone sia proposta anche da un interprete straniero, 'Oggi un Dio non ho' viene eseguita anche da Ofra Haza. La sfortunata cantante israeliana (morirà nel 2000, secondo alcune fonti, a causa dell'AIDS) tenta di aggiungere un sapore 'etnico' - parola non ancora di moda nella musica pop - al brano. Ma come tutti i colleghi non italiani invitati alla kermesse (tra i quali vale la pena di citare Gloria Gaynor, Ute Lemper, Grace Jones) incontra le difficoltà che indurranno gli organizzatori a chiudere una volta per tutte l'epoca della doppia esecuzione, visto quanto scrive, ad esempio, "La Repubblica": "Tra le strane cose del Festival, c'è da segnalare il singolare passaggio, talvolta inevitabile, che avviene tra la versione italiana e quella straniera dei pezzi in gara. (…) Ancora più singolare è il destino del pezzo di Raf 'Oggi un Dio non ho' che, adattato al piglio etnico di Ofra Haza suona più o meno così: 'Ha lay lo, la cho do ku lee', con in più un curioso inserto aggiunto in simil-italiano del tipo 'io ci ho fede, io ci ho speranza, Gandhi, Dr. King, Ben Gurion, i loro sogni vivranno un'altra volta'. E musicalmente risulta piuttosto singolare, perché la cantante cerca di adattare il suo stile fatto di melismi e di tonalità modale al tipico melodico all'italiana".

Il Festival viene vinto dal favorito Riccardo Cocciante, con 'Se stiamo insieme'; ad attirare l'attenzione sono però soprattutto i brani di Renato Zero ('Spalle al muro'), Marco Masini ('Perché lo fai'), Sabrina Salerno e Jo Squillo ('Siamo donne') e l'accoppiata Tazenda-Pierangelo Bertoli ('Spunta la luna dal monte'). Nella graduatoria finale di quella che è a tutt'oggi la sua ultima partecipazione a Sanremo, Raf si piazza in posizione medio-bassa; tuttavia, come quasi sempre è successo con il cantante pugliese, il pubblico silenziosamente ma inesorabilmente spinge il singolo in alto in hit-parade: 'Oggi un Dio non ho' arriverà al n.6 e resterà in classifica per 22 settimane.

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