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"Faccio
musica pop, è per quello che la critica non mi prende in considerazione.
Non me la prendo".
(Raf)

1989, Raf - G.Bigazzi - G.Albini, Ed.
Sugar/Il Bigallo
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Nella
seconda metà degli anni '80 la musica pop è percorsa da
un brivido funky. Particolarmente influente, tanto per cambiare, una
tendenza proveniente dal Regno Unito, che dopo il pop elettronico di Duran
Duran, Simple Minds e New Order lancia artisti che propongono una sorta
di soul bianco: dai Simply Red ai Curiosity Killed the Cat. Se a tale
tendenza si aggiungono il successo incontrato da Prince, INXS, Terence
Trent D'Arby - nonché da Zucchero, in prepotente ascesa - ecco
che si spiega l'irresistibile successo di 'Ti pretendo', sicuramente uno
dei brani dalla ritmica più sostenuta e raffinata tra quanti abbiano
mai vinto il Festivalbar. L'arrangiamento di Dado Parisini e le tastiere
di Marco Masini riescono a sovrapporre a una linea di basso alla Mark
King (Level 42) un sapore di pop internazionale raramente ottenuto da
altre, più ambiziose produzioni italiane.
Il brano, che segue il notevole 'Cosa resterà degli anni '80' (presentato
a Sanremo) rappresenta il coronamento di un sodalizio musicale, quello
tra Raf e Giancarlo Bigazzi, che durava dal 1983 ('Self control') ed è
passato attraverso sei anni molto complessi: il grande successo di 'Si
può dare di più', ma anche i non indifferenti problemi nel
proporre Raf come cantante di pop italiano. Tuttavia, detto sodalizio
è giunto al capitolo finale. "Essermi affidato completamente
a Bigazzi fin dall'inizio della mia carriera mi ha aiutato molto, ma mi
ha anche tolto una parte di me stesso che ora voglio portare alla luce
a tutti i costi", spiegherà qualche tempo dopo Raf al mensile
"Tutto".
Nonostante l'ulteriore crescita artistica non sarà semplice, per
il musicista proveniente dai Cafè Caracas (con Ghigo Renzulli dei
Litfiba), "scontare" agli occhi della critica il successo di
un brano accattivante ed impeccabilmente "pop" come 'Ti pretendo'.
Ci vorrà un decennio e l'album "Iperbole" per far accettare
le posizioni del cantante pugliese: "
Tutti facciamo canzoni.
La differenza sta forse nel fatto che chi fa pop tenta di cambiare maggiormente
abbandonando i soliti binari. Io ho sempre utilizzato la musica, i suoni
che più mi interessavano al di là delle mode. Sono un autore
e interprete della musica pop, canzoni di facile impatto che cercano di
non essere mai banali. Anche così si possono raccontare storie
di vita". (da un'intervista al Corriere della Sera)
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