1984 - E.Ruggeri, Ed. SuviniZerboni/Muvicom

 

 


La copertina del disco
"Presente"




 

"C'era questa ragazza cui facevo il filo da un sacco di tempo, fin dal liceo. Finalmente un bellissimo giorno di maggio riuscii ad ottenere un appuntamento a Porta Romana, a Milano. Ma lei non si presentò, forse per paura del fidanzato.
Dopo averla aspettata un sacco di tempo, tornai a casa avvilito. Mi misi al piano, e nel giro di due ore scrissi 'Nuovo swing' e 'Il mare d'inverno'. Se non fosse stato per quel benedetto bidone, forse non le avrei mai scritte…"


Nel 1983 Enrico Ruggeri era un personaggio emergente della musica italiana. Dopo lo scioglimento dei Decibel, si era segnalato sia per il lusinghiero successo di 'Polvere' che per l'attività di talent-scout: era stato lui a lanciare Den Harrow e a curare il lancio di una "meteora" come Diana Est, per la quale aveva scritto 'Tenax' e 'Le louvre'. Visto il successo de 'Il mare d'inverno' nella versione di Loredana Bertè, attorno al nome del cantautore milanese c'era molta attesa - mancava solo il lancio in grande stile.

"Non so come funzioni ora, ma all'epoca la CGD aveva a disposizione due posti per Sanremo 1984. Uno fu assegnato a Patty Pravo, che cantò 'Per una bambola'. L'altro sarebbe dovuto andare a Giuni Russo, mentre per il sottoscritto si pensava a uno spazio nella Sezione Nuove Proposte. Io mi impuntai: con tutto il rispetto per i colleghi 'giovani', avevo già inciso 4 album. La decisione fu lasciata a Gianni Ravera, il 'patron'. Lui scelse me e Patty Pravo. Sandro Delor, allora direttore della CGD, mi chiamò nel suo ufficio, e mi comunicò la notizia. Per festeggiare, tirò fuori una bottiglia di champagne. Proprio nel momento in cui la stappò, si affacciò Giuni Russo. Rimanemmo bloccati, coi bicchieri protesi: lei aveva intuito tutto. Fu Andrea Rosi dell'ufficio stampa a prenderla sotto braccio e consolarla".

A proposito dell'atmosfera della canzone, Ruggeri spiega: "risente dell'influenza di Tom Waits, che avevo scoperto qualche anno prima: ha un'introduzione ombrosa con un clima di disperazione che improvvisamente viene squarciato da quel telefono che suona e riaccende la speranza che stavolta sia la volta buona. Di questo brano mi piacciono ancora certe metafore tipo 'la canzone che vuoi tu non la riconosci più', dove la canzone è la vita, e gli 'strumentisti session men' sono le persone che ci accompagnano nella quotidianità. In pratica, la vita è come una canzone che, lasciata in mano ad altri, finisce per cambiare mentre la stai cantando".

Tuttavia i discografici rimasero spiazzati dalla canzone di Ruggeri. "A Delor non piaceva l'idea della rima tra 'refrain' e 'session man': mi spiegò che refrain era una parola vecchia, mentre session man era una parola giovane. In pratica, avrei confuso due generazioni: così mi scrisse un enorme 'NO !' sul foglio del testo. Ma mi impuntai di nuovo, e ancora una volta ebbi la meglio. Arrivai penultimo, ma la gente si accorse di me. Tanto che nel tour immediatamente successivo i teatri erano sempre pieni. Per la prima volta ero un personaggio di successo".