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Paolo
Conte



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Una
delle canzoni di Paolo Conte più amate dai suoi estimatori e più
conosciute all'estero (in Olanda, dove è uscita come singolo, ha
addirittura ottenuto il disco di platino), 'Max' sembra imparentata con
un brano composto qualche anno prima, 'Hemingway'.
Entrambe si aprono con un testo appena accennato, un tentativo di confrontarsi
con un mistero al quale segue un'apparente rinuncia, e allora Conte lascia
che sia la musica a comunicare quanto le parole riescono a malapena ad
evocare. E la musica prende il sopravvento con un incedere che potremmo
definire "a spirale": il crescendo di una frase che ritorna
su se stessa, e riparte ogni volta un po' più forte. "La ripetizione
in Conte risponde a un'autentica urgenza espressiva, qui il crescendo
ha la stessa funzione incantatoria e magica che ha nel Bolero di Ravel:
lo scopo è di portarci altrove, in luoghi mai visti, o meglio inauditi",
ha scritto Paolo Damiani in "Paolo Conte, 60 anni da poeta":
'Un brano lucido e tranquillo, forse folle come le sue 17 battute. Migliore
mi sembra la versione live, meno pesante il crescendo finale e più
convincenti i timbri dei sassofoni soprano e tenore rispetto agli archi
(presumibilmente campionati) della versione in studio. Davvero trascinante
la coda, solo strumentale. (
) Ci sono due temi, il primo di nove
battute, esposto dal tenore; il secondo di otto, con il soprano. Le due
melodie portano lontano, forse Max non è così tranquillo
come vuol farci credere: 'Fammi scendere, Max
' Il brano è
semplice ed efficace al tempo stesso. Presenta alcune particolarità
strutturali, un giro di 17 battute e il canto che si ferma dopo 13, due
numeri piuttosto particolari, carichi di significati".
Interessanti anche le annotazioni sul testo svolte da Paolo Jachia nel
libro "La canzone d'autore" (Feltrinelli): "Conte ha un
gusto straordinario per il suono evocativo delle parole e per la potenzialità
che hanno di essere incantatrici; va aggiunto che il suo è un procedimento
prima musicale poi logico-testuale, ma sempre guidato da una strategia
sensuale ed evocativa. Il testo di 'Max' è composto di pochi versi,
di cui nessuno sembra avere un senso compiuto. 'Fammi scendere, Max, vedo
un segreto avvicinarsi qui'. Potrebbe essere la morte il segreto, il mistero,
oppure
In realtà è solo la musica a darci una spiegazione
(una non-spiegazione): di quello che accade: è una musica dove
si sente quanto Conte abbia studiato la tecnica ipnotico-musicale di Ravel,
il suo crescere a spirale fino a inghiottire il tempo e il senso. Questo
è Max e il suo mistero, ma 'la semplicità non semplifica'
e il mistero della vita, della morte, dell'amore 'non si spiega'; ed è
la musica che si ripete ossessivamente a portarci via, ad ammaliarci in
un altrove assoluto, e infatti, cadute in fretta le parole, la musica
della canzone potrebbe non finire mai. Un particolare lessicale: la parola
'segreto' richiama altre parole semanticamente vicine a questa e che con
questa costituiscono - al di là degli esotismi - la vera 'ossatura'
delle canzoni di Paolo Conte, ossia: mistero, arcano, algebrico, incantesimo,
abisso, oscurità, parlare difficile, rebus, ancestrale, silenzio,
eternità, enigma, illogico, nonsense, insomma 'una canzone che
diceva e non diceva'".
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