"Vieni, gioca con noi, Persefone. La brezza ha accarezzato i fiori.
È il primo mattino del mondo: Tutto è gioioso come i nostri cuori".

(da "Persefone", melodramma di Andrè Gide con musiche di Igor Stravinskij)


1961, A. De Simone-E. Gentile- E. Capotosti, Ed. La Cicala




Milva nel 1961

Quello del "primo mattino del mondo" è un mito che si ritrova in diverse religioni e filosofie. Molte tradizioni vedono nel proprio giorno di capodanno il ritorno all'innocenza della Terra. Jung usò invece l'espressione, indicante l'alba del percorso umano, per descrivere il momento in cui l'Io si scopre "soggetto" e comincia a cogliere la distinzione tra se stesso e il mondo.

All'immagine del primo mattino del mondo, così ricca di suggestione, fecero ricorso Simone e Capotosti, autori del primo grande successo di Mina ('Nessuno') per permettere a Milva di rispondere con una canzone di estasi amorosa alla loro ex pupilla, la quale pochi mesi prima, con 'Il cielo in una stanza' di Gino Paoli, aveva finalmente portato la canzone italiana nelle camere da letto.

Ha scritto Gianfranco Salvatore, musicologo e fondatore dell'Accademia della critica di Roma: "Le maggiori interpreti femminili dei primi anni '60 osavano anche sul piano del repertorio, concedendosi canzoni che in uno stile 'alto', del tutto estraneo ad ogni genere di allusione o di volgare doppio senso, facevano riferimento a rapporti sessuali. Fino a quel momento, in effetti, nella canzone italiana non apertamente erotica l'amore lo si era fatto soltanto a fini coniugali e riproduttivi, con scarse eccezioni. (…) Ne 'Il primo mattino del mondo', invece, Milva descriveva poeticamente l'indomani di un amplesso ('l'alba ci trova abbracciati / vestiti di calde carezze', e in 'Stanotte al luna park' cantava di una prostituta che cerca di redimersi. Era la prima volta che tali temi rientravano nella canzone italiana dopo gli anni '20, e per la prima volta in assoluto venivano cantati da una donna lontana dalla vecchia immagine di 'sciantosa' o di cocotte. In questa nuova veste, simili interpretazioni facevano un effetto particolare: non un'eccitazione volgare, ma un senso d'inquietudine, che esprimeva nella maniera più profonda e complessa la problematica evoluzione del costume". (Da "L'alchimia del verso cantato - Arte e linguaggio della canzone moderna", Castelvecchi, 1997)

Milva in quel periodo era una giovane diva in ascesa: dopo essersi segnalata nel 1960 con 'Flamenco rock', aveva partecipato al Festival di Sanremo del 1961, con 'Il mare nel cassetto'. In tale occasione pareva aver conquistato i patiti della canzone tradizionale, venendo contrapposta agli "urlatori" e in particolare a Mina, tanto da essere soprannominata "la pantera di Goro", in contrapposizione alla "tigre di Cremona". Alcuni dei compositori della "vecchia guardia" (Panzuti, Mascheroni, C.A. Rossi, Seracini) la contattarono con l'intento di affidarle le loro composizioni.
Ma oltre che per le sue rapide fortune artistiche, anche internazionali (in Germania e Francia), in quei giorni la cantante faceva parlare di sé per il suo primo film, "La bellezza di Ippolita" (interpretato a fianco di Gina Lollobrigida) e per il matrimonio con il regista Maurizio Corgnati - lei 22enne, lui 44enne.

"Il primo mattino del mondo" venne presentata a novembre, nel corso di Canzonissima 1961. Entrò in finale e si piazzò al quarto posto in un'edizione che fu vinta da Tony Dallara con 'Bambina bambina'; 'Il primo mattino del mondo' entrò nella top ten a metà gennaio - ma non ci rimase a lungo, anche perché fu rapidamente sostituito nei negozi dal 45 giri portato da Milva a Sanremo 1962, 'Tango italiano'.