1939, M.Panzeri - E.Di Lazzaro, Ed. Melodi




Il mandolino

 

Dal punto di vista musicale, una tipica marcetta di quelle che piacevano a Mario Panzeri, con tanto di flauti e tromboni che riprendono l'orecchiabile refrain in stile polka.
Dal punto di vista del testo, invece, il brano presentava qualche novità: la protagonista, con il suo 'visino incipriato', che provava "il cappellino al magazzino" e camminava in un "corso affollato", aveva poco a che fare con l'Italia strapaesana celebrata nelle canzoni del Ventennio. Durante la trasmissione RAI "Ci vediamo in tv", Paolo Limiti ha inquadrato storicamente questa canzone portata al successo da Carlo Buti nel 1939 spiegando che "'Piccinina' era un termine tipicamente milanese, riferito in particolare alle aiutanti delle modiste di allora: ragazze che lavoravano con le sarte, e venivano da loro mandate a consegnare gli abiti alle signore. La canzone divenne talmente famosa che credo che se oggi aprite lo Zingarelli ci trovate, il riferimento al pezzo. Fu importante anche dal punto di vista sociale, perché negli anni precedenti il regime fascista aveva spinto gli italiani ad andare in campagna dove c'erano la 'contadinella' bella e sana, la bella vita nei campi, perché era bello stare 'nell'Abruzzo tutto d'or', descritto dallo stesso Eldo Di Lazzaro… Insomma, eravamo stati indirizzati ad andare in campagna a coltivare il grano di cui c'era bisogno a causa della politica autarchica del fascismo, che non importava più generi alimentari dall'estero. Poi si cominciò a guardare alla città con occhio diverso, e la donna cominciò ad emanciparsi anche nelle canzonette. In città non si vedevano contadinelle o personaggi come 'Francesca Maria': era un mondo nuovo, popolato da figure come 'La romanina', sempre di Panzeri, o 'La piccinina'. Donne che a guardarle bene simboleggiano la modernità, e facevano dimenticare le signorinelle precedenti. Donne che camminavano per la città con uno sguardo diverso, da protagoniste. La canzone italiana si preparava al salto nella modernità".
Con il titolo 'Ferryboat serenade', il brano fu un grande successo anche in America, grazie alle Andrews Sisters e alla traduzione di Harold Adamson (che in seguito avrebbe tradotto un altro pezzo scritto da Di Lazzaro ed interpretato da Carlo Buti: 'Reginella campagnola'). La eseguì anche Duke Ellington (la sua versione è inclusa nel disco "Live at Fargo", del 1940).