1934, E.Di Lazzaro, Ed. Melodi


Il mandolino



 

Negli anni '30, di pari passo con la crescente "romanizzazione" della cultura fascista, la canzone capitolina conosce un vero e proprio boom.

In particolare nel 1934 vengono pubblicate 'Signora Fortuna', 'Quanto sei bella Roma' e 'Chitarra romana'. Quest'ultima venne portata a successo da Carlo Buti, che l'anno successivo avrebbe promesso: "Faccetta nera, sarai romana". Era l'interprete ideale per questo brano di Eldo Di Lazzaro (che due anni dopo avrebbe scritto 'La romanina'); secondo Gianni Borgna, autore di "Storia della canzone italiana" (Mondadori), Buti fu "l'eroe dei giovani quartieri periferici delle grandi città o dei piccoli centri agricoli, i quali, per lo più digiuni di musica operistica, soddisfacevano così il loro istinto melodrammatico attraverso un repertorio costantemente in bilico tra i ritrosi amori paesani e le rissose passioni rionali. (…) In tutte le canzoni di Buti è sempre presente un'esplicita contrapposizione tra la campagna e la città. La campagna equivale sempre all'alba, all'aurora, alla salute fisica, mentale e morale; la città alla lussuria, alla delusione, alla perdizione, alle insidie della notte". Interessante anche come Borgna metta in risalto il profilo dell'oggetto della delusione d'amore del protagonista della canzone. "La fornarina non era che una modella come le ciociarine che da venditrici di violette sulla scalinata di Trinità dei Monti s'erano trasformate in vezzose modelle i cui lineamenti si possono ancor oggi ammirare in tante immagini che ornano le minori chiese romane. Ma per i romani era sempre l'antica modella che contava; era sempre la fornarina di Trastevere, vezzosa modella di Raffaello, ad essere ricordata".

'Chitarra romana' è un indiscusso classico della canzone italiana: la sua melodia si presta ad arrangiamenti che vanno dal tango fino alle soglie della romanza (non a caso Luciano Pavarotti ne ha fatto un cavallo da battaglia delle sue esibizioni), senza trascurare il sapore di stornello che ha consentito a Lando Fiorini di cogliere uno dei suoi primi successi: "E' un brano cui devo molto: nel 1972 mi fece vincere un concorso del Radiocorriere TV e mi consentì di essere conosciuto a livello nazionale. Nei giorni successivi i negozi di dischi vennero presi d'assalto, e anche in tv aumentò lo spazio per le canzoni in dialetto romanesco".